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I LUOGHI
VIGGIANO E LA SUA MONTAGNA
“Il paese non è grande, ma nemmeno piccolo, l’aria ottima, pittoreschi i dintorni, le rovine di Grumentum a pochi passi, arpeggiamenti per tutto che fanno di Viggiano l’Antissa della Lucania”
(Tratto dalla lettera scritta da Giovanni Pascoli all’amico Giosuè Carducci nell’anno 1884)
Viggiano sorse a valle, a pochi chilometri dalla colonia romana di Grumentum, come villa di una famiglia gentilizia; si trasformò poi in pagus (villaggio) i cui abitanti nel X sec., per sottrarsi alle incursioni dei Saraceni, si rifugiarono sulle alture dando origine all’ insediamento abitativo di impianto medievale visibile tutt’oggi. Poche ma certe le tracce dell’influsso che i monaci Basiliani, di origine Bizantina, esercitarono in epoca medievale: la chiesetta rupestre di Santa Maria “La Preta” sul torrente Casale e la scultura lignea della Madonna Nera.
Nel XVI secolo vennero edificate la cappella sul Sacro Monte e la Chiesa di San Pietro Apostolo, mentre fioriva il convento di Santa Maria del Gesù, fondato dai francescani nel 1475. Quest’ultimo, dal 1873 fu sede della Scuola tecnica e del Ginnasio, che ebbe l’onore di ospitare nel 1884, quale membro della commissione d’esami, Giovanni Pascoli. Il poeta in quel periodo insegnava nel Liceo di Matera e rimase positivamente impressionato da Viggiano e pare che amasse passeggiare lungo le sponde del Torrente Casale.
Nei secoli XVII e XVIII Viggiano fu un paese prospero e produttivo: si affermò l’artigianato, in particolare quello del legno (costruzione di strumenti musicali, in particolare un tipo di arpa detta “arpcedda” perché più piccola e facilmente trasportabile), e si diffuse la fama del viggianese “musicante” , la cui temporanea migrazione contribuì notevolmente al progresso economico e civile della comunità che, dopo l’unificazione d’Italia, divenne uno dei centri culturalmente più vivaci della Basilicata. Ancora oggi, infatti, Viggiano è conosciuta come “Città dell’Arpa e della Musica”.
Attualmente Viggiano è meta di numerosi flussi turistici legati soprattutto al culto della Madonna Nera (Viggiano è anche conosciuta come “Città di Maria”) e all’offerta turistica della Montagna Grande (1727 m. slm), nel cuore del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’Agri Lagonegrese.
Il patrimonio naturalistico e la biodiversità di questo territorio rappresentano la vera ricchezza della Montagna. Boschi di faggi sono attraversati da sentieri che consentono di fare una vera e propria esperienza ”immersiva” a contatto con la natura, rimanendone avvolti e catturati in ogni stagione dell’anno. E’ facile incontrare tracce della fauna selvatica che popola questi boschi e diverse specie di piante e arbusti che costituiscono il sottobosco.
La Montagna offre diverse opportunità anche durante la stagione invernale, infatti è possibile praticare diversi sport come lo sci di fondo e lo sci alpino e fare piacevoli ciaspolate sui sentieri innevati e godere della bellezza dei boschi.
IL CULTO DELLA MADONNA NERA
Nel libro dal titolo “Il Santuario di Viggiano” di G.A. Colangelo (1984), si legge:
“(…) Guardavano i loro armenti alcuni Pastori di Viggiano, (…) quando nel mese di luglio vegliando di notte (...) viddero più volte su l’ultima cima di quell’altissima Montagna (…) un gran lume che avendo sembianza di splendore, si fé loro conoscere non essere cagionato da fuoco terreno, ma soprannaturale (…)”.
I pastori riferirono ai loro Padroni che, dopo essersi accertati della veridicità di quanto gli era stato raccontato, ne informarono il Clero ed il Papa “ (…)dal quale alli 25 di Agosto fu risposto, ed ordinato, che il popolo col Clero, (…) andassero in Processione sul Monte ad osservare più da vicino la qualità di quel splendore, ed il luogo prefisso (…) Fù tosto eseguito nel primo Sabbato di Settembre, e segnato il luogo, fù ivi scavato; ma appena eransi profondati un solo palmo sotto terra, trovarono con indicibile stupore, ed allegrezza una statoa tutta di legno indorato, che dava splendori superanti quello dell’oro (…)”.
I Viggianesi portarono la statua in paese nella chiesa di “Santa Maria del Deposito” nell’attesa di costruire un Santuario nel luogo del ritrovamento dove venne riportata la prima domenica di maggio.
La prima domenica di settembre, poi, i fedeli videro la statua sollevarsi “(…) e portata in aria da mano invisibile, trasferirsi alla Terra di Viggiano frà lumi splendidissimi e posarsi nella Chiesa appunto dove la prima volta fù depositata (…) ma la prima domenica di Maggio restarono disingannati (…) sollevandosi in alto la miracolosa Statoa, portossi volando su la cima del monte, fermandosi nel suo luogo.”
Da ciò la decisione del Pontefice, per seguire la volontà della Vergine, di portarla la prima domenica di maggio sul Monte e di ricondurla in paese la prima domenica di Settembre.
La tradizione secolare della traslazione prosegue ancora oggi e la prima domenica di maggio la Statua della Madonna Nera di Viggiano viene portata a spalla al Santuario sulla Cima della Montagna Grande (1727 m. slm) da dodici mariofori (portatori di Maria) seguita da una processione di fedeli, e riportata in paese ogni prima domenica di settembre per custodirla nella Basilica Pontificia.
Durante la salita le compagnìe , folti gruppi di pellegrini, sostano in punti prestabiliti, presso i cosiddetti poggi, per riposarsi e per darsi il cambio tra le squadre di portatori provenienti da paesi diversi. Attualmente la processione parte da Piazza Plebiscito, al centro del paese, e prosegue in direzione della Montagna.
Da secoli è rimasto costante il rito delle cénte o cinte, doni votivi composti da ceri (di solito cento candele) addobbati con nastri colorati che li tengono insieme per creare diverse forme (barca, castello, ostia, ecc.) a seconda della tradizione dei singoli paesi. Alcuni fedeli molto devoti percorrono la strada scalzi.
La Statua lignea della Madonna di Viggiano che vediamo oggi è il risultato di vari rifacimenti. In origine era costituita solo dal busto e dal capo e, successivamente, nel 1600, durante la dominazione spagnola, furono aggiunti la parte inferiore del corpo, in posizione seduta, e il Bambino Gesù poggiato sulle ginocchia. Questa nuova immagine della Statua trova una spiegazione nel desiderio degli Spagnoli di voler ricordare la Madonna di Monserrat. Entrambe le Madonne, infatti, reggono nella mano destra una sfera che simboleggia l'universo e il dominio su di esso mentre i due bambini con la mano destra benedicente, reggono nella sinistra uno, quello di Monserrat, una pigna, l’altro, quello di Viggiano, un piccolo globo come la Mamma. I volti sono di colore olivastro a conferma dello stile orientale delle Vergini Nere mentre l'intera scultura è rivestita in oro zecchino, quasi a voler sottolineare il contrasto tra la semplicità del volto e la ricchezza degli ornamenti.
MUSEO DEL LUPO
Il Museo del Lupo di Viggiano è una piccola baita in legno ubicata nella faggeta della Montagna Grande di Viggiano a circa 1400 mt s.l.m. (di fronte agli impianti da sci) all’interno del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano val d’Agri Lagonegrese.
La gestione della struttura è affidata al Centro di Educazione Ambientale ed alla Sostenibilità di Viggiano (CEAS), accreditato alla rete REDUSS (Rete dell’Informazione e dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile della Regione Basilicata), con il contributo economico del Comune di Viggiano.
All’esterno della struttura è stato realizzato un diorama che contiene due esemplari di Lupo imbalsamati mentre all’interno sono esposti altri esemplari di Lupo e diverse altre specie di mammiferi e uccelli che popolano il territorio.
E’ possibile, inoltre, vedere immagini di foto e video acquisite mediante foto-trappole posizionate nell’area del Parco.
La visita guidata del Museo può essere seguita da attività all’aperto: laboratori di educazione ambientale, escursioni, attività di interpretazione ambientale ed eventi di vario genere organizzati dagli operatori del CEAS di Viggiano che sono Guide del Parco e Guide Ambientali Escursionistiche.